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La scrittura segna il passaggio dalla preistoria alla storia: a partire da questo momento disponiamo di fonti scritte. Ma come sono riusciti i nostri antenati più di 5000 anni fa a codificare i suoni del linguaggio in segni impressi su vari supporti come pietra, argilla, cocci, papiro, pergamena ed infine sulla carta?

Questo processo è stato avviato, a partire da circa 5500 anni fa (3500 a.C.), in quattro aree diverse del pianeta: Mesopotamia, Egitto (con possibilità di contatti fra queste due aree), Cina, America centrale, seguendo più o meno le stesse tappe evolutive.
I primi scritti non sono propriamente dei documenti e non riportano una vera e propria forma di scrittura: si tratta di segni e tacche, impressi su contenitori d’argilla che hanno lo scopo di contare e misurare i beni.
Così ha inizio, il processo di invenzione della scrittura, nel quale è possibile riconoscere tre precise tappe evolutive.
La fase pittografica
All’inizio si tratta di pittogrammi, cioè “disegni” dal significato univoco e concreto come ad esempio il disegno di una spiga.
La fase ideografica
Successivamente con gli ideogrammi si utilizzano segni per indicare anche concetti astratti, azioni ed idee; ad esempio una stella ha anche il significato di divinità, oppure un piede può anche indicare l’azione di camminare.
La fase fonetica
La fase conclusiva in cui i segni sono associati a suoni ed il parlato viene così trascritto.
I Sumeri e la scrittura cuneiforme
Progressivamente tali segni vengono stilizzati nella scrittura cuneiforme, così denominata per i segni a forma di cuneo ottenuti tramite uno stilo (bacchetta appuntita) con la punta triangolare.

La scrittura cuneiforme viene elaborata dai Sumeri,

nel sud della Mesopotamia, e permette d’ora in poi di esprimere ed imprimere concetti astratti complessi.
